UCI e freni a disco, orizzonte 2017

Acque stagnanti sul fronte dei freni a disco idraulici stradali. In attesa che i produttori di telai, ruote e dischi si allineino a uno standard che ancora non c’è, ne abbiamo parlato direttamente con Brian Cookson, presidente UCI. L’occasione era di quelle ghiotte. Presentazione del Giro d’Italia 2015, il “number one” UCI in persona tra le autorità invitate. Abbigliamento informale, aplomb inglese. Potrebbe essere l’attempato componente di qualche rock-band britannica. Invece presiede l’Unione Ciclistica Internazionale, le cui uniche note sono quelle riguardanti il ciclismo. Con sorprendente affabilità e gentilezza, Mr. Cookson replica alla questione da noi postagli. ”La Commissione Tecnica UCI sta valutando la situazione relativa alla possibile adozione dei freni a disco idraulici su strada in ambito professionistico. Al momento non c’è ancora allineamento tra i competitor per quanto riguarda uno standard comune. I costruttori di telai stanno spingendo sui dischi, ma sul Mercato troviamo bici con attacco Post Mount e altre (ancora poche, ndr) con attacco disco Flat Mount messo a punto da Shimano, bici con perno passante e bici con i classici quick-release, bici con battuta mozzo posteriore da 130, 135 e 142 mm. Dunque non c’è ancora uniformità di vedute tra loro. Stesso discorso per i produttori di ruote, tra battuta mozzo, flangia disco e campanatura non ci si raccapezza affatto. E anche per quanto riguarda i rotori ci sono due tipi di innesto, sei fori o Centerlock Shimano, e almeno tre diametri, 140, 160 e 180 mm. Lo standard per i professionisti dovrà essere unico, altrimenti si verrebbe a creare una situazione tecnica del tutto ingestibile in gara”. Il fatto che tutte le parti in causa (UCI, produttori di telai, produttori di ruote) stiano temporeggiando, scaturisce dalla situazione del mercato relativo ai freni a disco per bici da corsa.
Al momento, l’unico competitor in grado di soddisfare su larga scala la domanda dei produttori è Shimano, con SRAM appena dietro. Shimano ha però emanato una nota tecnica ufficiale riguardo i suoi dischi stradali, con la quale non garantisce per danni subiti dal telaio qualora il carro posteriore abbia una lunghezza inferiore a 415 mm. Significa che un carro più corto potrebbe non resistere alle sollecitazioni derivanti dalla frenata. Ora, se andiamo a guardare le bici dei professionisti, se si eccettuano quelle dedicata all’endurance e alle Classiche del Nord, le lunghezze dei carri posteriori sono mediamente comprese tra 400 e 405 mm. Troppo poco per garantire prestazioni ineccepibili e affidabili. Shimano sta testando il suo nuovo standard Flat Mount assieme alla maggior parte delle Case costruttrici di telai, per verificare la bontà del sistema anche in presenza di carri posteriori più corti di 415 mm. Ma al momento non si hanno riscontri in merito. I gruppi trasmissione in uso ai team professionistici appartengono sostanzialmente a tre famiglie: Shimano, SRAM e Campagnolo. Proprio la Casa vicentina è la grande attesa sulla pedana della “disco dance”, e la sua latitanza è la ragione principale del quasi totale immobilismo dei player coinvolti. Campagnolo non sta comunque a rimirare il panorama, ha già qualche prototipo di disco idraulico in fase sperimentale e conta di essere della partita per il 2016. Ciò significa che potremmo vedere qualcosa già dall’anno prossimo. Fatto sta che, finora, nessuna delle parti interessate all’approvazione dei freni a disco idraulici nelle corse professionistiche su strada ha effettuato una mossa decisa in una qualche direzione. Si naviga a vista, sperando che accada qualcosa. Quando arriverà Campagnolo, il cerchio dei produttori di dischi si chiuderà, innescando quasi certamente una reazione a catena che muoverà le acque. Nel frattempo potrebbero esserci sviluppi interessanti in casa Shimano, che con il suo...

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