Biomeccanica in sella: le ossa ischiatiche

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 Tra i vari componenti della bicicletta, la sella spesso non viene considerata nell’ambito del rapporto tra il ciclista e il suo mezzo. Ci si concentra sulle dentatura delle corone, sulla forma del manubrio, sulla leggerezza dell’attacco ma spesso la scelta della sella è relegata al grado di morbidezza o, nella peggiore delle ipotesi, al colore che deve essere in tinta con quello del telaio. In questo articolo invece vedremo quali sono le caratteristiche corporee e biomeccaniche che influenzano direttamente la scelta della sella adatta a noi, in modo da raggiungere un grado di ergonomia davvero elevato e adatto alle proprie esigenza.

La sella è uno dei tre punti (insieme a manubrio e pedali) di contatto tra il ciclista e il suo mezzo e deve essere scelto con cura. Perché ci concentriamo sulla forma del manubrio o sulla resistenza dei perni dei pedali e non sul supporto che la sella deve darci?

Questa ha infatti il compito di supportare il bacino del ciclista e donare stabilità all’intera corporatura. Partiamo da una base di anatomia: il bacino è una struttura ossea collegata all’osso sacro (termine ultimo della colonna vertebrale), al coccige e ai femori (attraverso la connessione con il gran trocantere, che dà vita all’articolazione dell’anca). La parte inferiore del bacino presenta due estremità arrotondate e cave all’interno: le ossa (o tuberosità) ischiatiche. Sono queste le ossa che poggiano effettivamente sulla sella. Quando noi sediamo in sella, le tuberosità si adagiano e si allargano, sostenendo il peso di tutto il tronco superiore.

Quindi la prima cosa da capire è che la sella deve adattarsi alla misura delle nostre ossa ischiatiche e soprattutto alla distanza che corre tra di loro. Più sono distanti maggiore sarà la larghezza di sella necessaria per sostenerle. Utilizzando una sella troppo stretta le ossa ischiatiche “scivolerebbero” verso l’esterno, offrendo poco supporto al bacino e ai muscoli lombari, con la comparsa di dolori che potrebbero sfociare in una vera e propria tecnopatia: la lombalgia.

Ora però, è tempo di sfatare un mito (forse uno dei più longevi nella storia del ciclismo): la larghezza della sella in base al sesso del ciclista. Per decenni si è sempre creduto che le donne presentassero ossa ischiatiche più distanti tra loro per via del bacino più largo, strutturato per supportare lo sforzo del parto. Per questo si consigliavano selle “strette” agli uomini e “larghe” alle donne.

Quest’anno la casa produttrice Selle Royal ha commissionato uno studio molto interessante, che ha letteralmente fatto a pezzi questo mito. Ha infatti richiesto al prof. Frobose dell’Università dello Sport di Colonia (Germania) di realizzare un test per verificare se esista o meno una relazione tra il sesso e la distanza tra le tuberosità ischiatiche delle persone. Il team del professore ha effettuato la misurazione su un campione di 120 uomini e 120 donne di diversa età e di diversa estrazione ciclistica e per poi valutare l’effettiva distribuzione per sesso ed età delle distanze rilevate.

Dalle prove è emerso che la media per gli uomini è di 11,8cm di distanza e quella tra le donne è di 13,04cm.
E quindi che c’è di diverso, direte voi?

Lasciamo perdere per un attimo le medie e le statistiche e concentriamoci sui singoli casi: ci sono uomini con distanza elevata e donne con ossa ischiatiche ravvicinate, e sono tanti. Infatti è impossibile pensare che un determinato stile di sella vada bene per tutta la categoria di ciclisti uomini e un tipo più largo si adatti a tutti i bacini delle utenti femminili. Non esistono persone perfettamente “nella media”, con un altezza definita, lunghezza di gamba identica, corporatura proporzionata e con un valore esatto di distanza tra le tuberosità ischiatiche e questa situazione è emersa in modo lampante dallo studio dell’Università di Colonia. Il risultato è semplice: risulta impossibile definire la sella solo dividendola per genere in “sella da uomo” e “da donna”, perché sarebbe una differenza che non tiene conto di circa l’80% della popolazione. Facendo un esempio più immediato, su cinque lettori di Bikeitalia che stanno leggendo questo articolo, uno soltanto potrebbe possedere una distanza ischiatica nella media, mentre i restanti presenterebbero valori differenti e non collegati al genere d’appartenenza, per ritrovarsi a pedalare su una sella che in teoria è perfetta, ma che in pratica non offre il dovuto supporto e che, quindi, si traduce in un dato di fatto incontrovertibile: scomodità.

Quello che è dunque emerso in maniera chiara dallo studio condotto è che la scelta della sella non può prescindere dalla misurazione della propria distanza ischiatica.

 

linee guida per la scelta

Ovviamente creare una sella per ciascuno di noi è impossibile, per cui si può comunque capire verso quale larghezza orientarsi sulla base della misura rilevata. Questo schema infatti è stato proposto da Selle Royal per cercare di rispondere alle esigenze differenti:

• Distanza ossa ischiatiche < 11cm = sella stretta

• 11cm < Distanza ossa ischiatiche < 13cm = sella media

• 13cm < Distanza ossa ischiatiche = sella larga

Partendo da questi valori, il dipartimento ricerca e sviluppo Selle Royal ha poi definito un range di forma e di dimensione delle selle pensate per adattarsi a queste caratteristiche anatomiche, che è stato presentato sotto il nome di Scientia ad agosto di quest’anno, in occasione della fiera di Eurobike.

Più le ossa sono larghe più si ha bisogno di una superfice d’appoggio maggiore. Al contrario usare una sella larga pur avendo delle ossa ischiatiche ravvicinate può sembrare migliorativo, perché il supporto è maggiore. In realtà le cose non stanno così, poiché le ossa poggeranno sulla parte dritta dello scafo e rimarranno più verticali (senza distendersi), come se fossero un ideale proseguimento del tubo piantone e del reggisella. In sostanza la nostra pressione si andrà a scaricare verticalmente sul reggisella e visto che a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, ogni volta che “sobbalzeremo” sulla sella il reggisella ci restituirà la stessa forza, che si scaricherà sui muscoli e sui nervi, affaticandoli e infiammandoli.
Per questo la sella deve essere definita, come larghezza, sulla base della conformazione anatomica.

 

articolo tratto da: www.bikeitalia.it

 

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