TELAIO E MISURE:distanza e scarto sella-manubrio


La distanza sella-manubrio è la distanza orizzontale che intercorre tra le proiezioni del centro anatomico di sella (S) e del centro della piega manubrio (J) all’altezza del suo innestocon il collarino dell’attacco manubrio (figura 19: segmento B’D)

Lo scarto sella-manubrio è il “dislivello” che intercorre tra la sella e il manubrio ed in particolare tra il centro anatomico di sella (S) e il centro della piega manubrio (J) all’altezza del suo innesto con il collarino dell’attacco manubrio. (figura 19: segmento SE)

 

La distanza sella-manubrio sta in stretta relazione con la lunghezza del tronco, del  tubo orizontale, dell’attacco manubrio e con le caratteristiche di elasticità muscolare e mobilità articolare del ciclista, in particolare della colonna vertebrale.

Lo scarto sella-manubrio invece è legato alla lunghezza delle braccia, alle esigenzeaerodinamiche o di comfort e le qualità individuali di mobilità articolare della colonna vertebrale.

Entrambe le misure sono poi dipendenti dalle quote di altezza sella e inclinazione del tubopiantone, è opportuno infatti conoscere preventivamente queste quote per operare le giuste regolazioni sul posizionamento del tronco e degli arti superiori. E’ bene premettere che non esiste una regola universale per il posizionamento del busto, mauna serie di accorgimenti che aiutano a trovare l’assetto ideale.

Per la distanza sella-manubrio le indicazioni della letteratura internazionale offrono qualche spunto interessante. Tre sono i metodi pratici che vanno per la maggiore: il metodo del “filo a piombo“, il metodo della “vista sul mozzo anteriore” e il metodo dello “sfioramento ginocchiogomito“.

Il metodo del filo a piombo consiglia al ciclista di posizionare il centro del collarinodell’attacco manubrio 2/3 cm dietro alla perpendicolare che cade dai suoi occhi, con il ciclistache assume una posizione sul manubrio nella parte bassa e più avanzata dell’impugnatura e con la testa reclinata in avanti di 45° rispetto all’orizzontale.

Il metodo della vista sul mozzo anteriore è simile e di più facile applicazione. In praticaconsiste nel posizionare il ciclista con le mani sulla parte bassa e più avanzata dell’impugnatura e, facendolo osservare la ruota anteriore deve poter vedere “scomparire” il mozzo anteriore dietro la parte alta della piega del manubrio.

Il metodo dello sfioramento gomito-ginocchio consiste invece nel posizionare il ciclista sempre con le mani sulla parte bassa e avanzata dell’impugnatura della curva manubrio e, con i gomiti leggermente piegati, compiendo una rivoluzione completa dei pedali, il ginocchio non deve toccare il gomito ma solo sfiorarlo di pochissimi centimetri.

In linea di massima questi consigli sono ottimi per non compiere errori grossolani, va aggiunto però che esistono altri accorgimenti molto individuali che esulano da questi criteri e che possono far cambiare in maniera decisiva l’assetto della parte superiore del corpo.

Il fatto di non avere una colonna vertebrale particolarmente mobile, specialmente nel tratto lombo-sacrale, limita fortemente la capacità di incurvarsi alla ricerca di una posizione orizzontale e molto allungata; lo stesso vale per chi ha problemi di adipe nella parte bassa del ventre (la cosiddetta “pancetta”) con una limitata capacità di piegarsi in avanti; oppure per chi opta per un telaio molto seduto, può trovare dei problemi ad assumere una posizione troppo piegata in avanti a causa dell’angolo molto chiuso che si viene a creare tra gli arti inferiori e il tronco.

A questo proposito infatti un’inclinazione “verticalizzata” del piantone giova al mantenimento della posizione orizzontale dal momento che l’angolo formato dagli arti inferiori e dal tronco è più ampio e risulta più facile da tenere. Il problema che si pone in questo caso è invece di distribuzione del peso corporeo sul mezzo, poiché una sella troppo avanzata fa avanzare anche la posizione del busto, con conseguente spostamento del baricentro del complesso ciclista più bici sulla parte anteriore del mezzo, con il rischio di difficoltà di guidabilità in discesa a causa dello scarso peso che grava sulla ruota motrice. Una raccomandazione: non allungate troppo l’attacco sopra la ruota anteriore, altrimenti la guidabilità del mezzo diverrebbe davvero precaria e c’è il rischio in caso di frenata di … ribaltarsi. Il collarino dell’attacco manubrio deve quindi posizionarsi almeno 3/4 cm dietro la perpendicolare del mozzo anteriore.

Viceversa un’inclinazione molto pronunciata (sella arretrata) del piantone obbliga la parte lombo sacrale della colonna e gli addominali ad una flessione in avanti più difficile da mantenere, ma in compenso il peso corporeo risulta ben distribuito lungo tutta la lunghezza della bicicletta. Alcuni autori sostengono invece che troppo peso sulla ruota motrice sia negativo ai fini dell’efficienza della pedalata, in particolare in salita. Nel caso di un piantone “seduto” (angolo chiuso) per mantenere la stessa distanza sella-manubrio dovremmo optare per un attacco manubrio “corto” avendo già un valore di scostamento sella elevato.

L’inclinazione del piantone più o meno ampia però non influisce più di tanto sulla distanza sella-manubrio e quindi, se non modifichiamo la lunghezza dell’orizzontale, non ci resta che agire sull’attacco manubrio per operare quelle regolazioni che non superino i 2/3 cm. L’angolo piantone nella peggiore delle ipotesi può influire di circa 1 cm tra due posizionamenti “estremi” (una differenza al piantone di 4/5°), distanza che potrà essere recuperata adottando un attacco manubrio più corto (se utilizziamo un piantone “seduto”) o più lungo (nel caso di un piantone “verticale”).

Un altro aspetto importante per la posizione del busto è legato all’assetto aerodinamico che intendiamo mantenere. L’aerodinamica svolge un ruolo proporzionalmente crescente con l’aumentare della velocità e quindi una buona posizione si riflette in una buona efficienza in particolar modo in pianura. Di norma una posizione più orizzontale provoca una minor  resistenza all’avanzamento in virtù della minor superficie frontale esposta, il prezzo da pagare è però un minor comfort dovuto alla chiusura dell’angolo del busto verso il tubo orizzontale. Un segnale di allarme di un’eccessiva “orizzontalità” della posizione, potrebbe essere lo sbattere degli arti inferiori sugli addominali. Una posizione aerodinamica presuppone quindi un’ottima mobilità del tratto lombo sacrale della colonna vertebrale, per far sì che il bacino rimanga in posizione classica senza inclinazioni in avanti che pregiudicherebbero il movimento degli arti inferiori (sobbalzi sulla sella).

Abbiamo visto così una serie di buone ragioni personali e tecniche per variare la distanza sella-manubrio, senza prendere come oro colato i metodi precedentemente illustrati. All’inizio di questa panoramica sulle misure del telaio avevamo però preannunciato di ricercare un metodo matematico per la creazione di una bici costruita a nostra immagine e somiglianza e, visto che non intendiamo sottrarci a questo impegno, cercheremo di proporre un metodo oggettivo per la ricerca della distanza sella-manubrio ideale. Vediamo come procedere.

Prendiamo come riferimento illustrato per questa analisi la figura 20. Nell’intervento dedicato al tubo orizzontale (figura 20: segmento BC) abbiamo visto come la quota relativa appunto all’orizzontale stia in relazione stretta con la misura del busto. Più lungo è il busto, maggiore sarà la quota dell’orizzontale in una relazione proporzionale che abbiamo quantificato in 0,88; ad esempio, per un busto di 60 cm proponiamo un telaio “lungo” 52,8 cm (arrotondando al cm: 53 cm). A questa quota dobbiamo poi aggiungere la lunghezza dell’ arretramento sella (figura 20B’B) che va dal punto d’incrocio (B’) del prolungamento posteriore del tubo orizzontale con la perpendicolare tracciata dal centro anatomico di sella (S), fino all’estremo dellorizzontale (B) (In pratica: lo scostamento sella meno lo scostamento del telaio). L’arretramento sella sarà tanto minore quanto più “verticale” risulterà il piantone (piantone che tende agli 80°) e maggiore nel caso di una sella molto arretrata (piantone che tende ai 70°), ma comunque con differenze massime, come già accennato, di circa 1 cm tra posture opposte.

Quindi, alle quote dell’arretramento sella e della lunghezza del tubo orizzontale, sommiamo la proiezione dell’attacco manubrio (figura 20: segmento C’D) sul prolungamento anteriore del tubo orizzontale. La misura della proiezione dell’attacco risulterà uguale alla lunghezza dello stesso, se l’attacco manubrio sarà parallelo al tubo orizzontale (attacco in posizione neutra), mentre risulterà leggermente inferiore nel caso di un attacco “inclinato” verso l’alto o il basso. La posizione neutra si ottiene con un attacco che presenta un valore angolare pari a quello dell’angolo di sterzo (74°/76° circa).

Adesso abbiamo la somma dell’arretramento sella (B’B), del tubo orizzontale (BC) e della proiezione dell’attacco manubrio (CD), quindi per trovare la misura della distanza sellamanubrio occorrerà sottrarre la quota dell’arretramento dell’attacco manubrio (figura 20: segmento C’C) rispetto all’estremo anteriore del tubo orizzontale L’arretramento dell’attacco manubrio è facilmente rilevabile attraverso un calcolo trigonometrico in quanto siamo a conoscenza sia del valore di angolo dello sterzo, sia dell’escursione verticale (figura 20: segmento CY) a cui viene collocato il manubrio. Nella tabella illustrata qui di seguito (figura 21) potete confrontare alcuni valori di arretramento dell’attacco, in base a escursioni verticali varie, con un angolo di sterzo fissato in 75°.

 

Riepilogando, la distanza sella-manubrio è data da:

A questo punto, visto che la quota dell’orizzontale l’abbiamo già derivata della lunghezza del busto e che l’arretramento sella è vincolato all’inclinazione del piantone a sua volta legato alle dimensioni degli arti inferiori, per variare la distanza sella-manubrio non ci resta che agire per differenza sulle quote di proiezione e arretramento dell’attacco manubrio Suggeriamo quindi una distanza sella-manubrio pari al 107% della lunghezza del busto nel caso si ricerchi la comodità della posizione ed una postura cicloturistica, al 109% nel caso si opti per un compromesso tra comfort e prestazione, in pratica adottando una postura classica e al 111% se il nostro obiettivo è essenzialmente la resa aerodinamica.

Calcolato il valore di distanza sella-manubrio (C’D) sottraiamo orizzontale (BC) ed arretramento di sella (B’B) ed otteniamo la differenza CD tra la proiezione (C’D) e l’arretramento (C’C) dell’attacco manubrio, dal quale potremo risalire alla lunghezza dell’attacco manubrio da adottare, ma solo dopo aver valutato anche lo scarto sellamanubrio perché la profondità del collocamento della piega (escursione verticale CY) influisce sulla scelta della misura dell’attacco. Vedremo in seguito il perché.

Una volta collocata la piega manubrio alla distanza consigliata quindi, non ci resta che valutare come posizionare lo scarto sella-manubrio. In una bici da corsa moderna il manubrio è solitamente collocato qualche cm sotto il piano della sella e genera così uno scarto positivo. A chi si è avvicinato da poco a questo sport, il fatto di collocare il manubrio sotto la sella, sembrerebbe una cosa ovvia ma così non è. Fino a qualche anno fa infatti, accadeva sovente di imbattersi in agguerriti cicloamatori messi sulle loro bici come fossero su ciclomotori: sella bassa e manubrio alto in tipica postura cicloturistica. Aerodinamica inesistente e comodità ai massimi livelli !

Ad oggi, la cultura ciclistica è cresciuta ed è difficile trovare agonisti che non curino l’aspetto aerodinamico del loro mezzo; quindi daremo per certo nella nostra analisi che lo scarto sella manubrio sia inteso come scarto positivo (figura 22), ovvero sella collocata sopra al piano del manubrio. Solo la pratica cicloturistica, che se ne infischia dell’aerodinamica e pensa soprattutto al comfort del ciclista, consiglia uno scarto negativo in modo da privilegiare una postura eretta.

Figura 22:

Una sella posta più in basso del manubrio genera uno scarto negativo, viceversa una sella posta sopra il piano della piega manubrio produce uno scarto positivo. Nel ciclismo moderno di norma sella e manubrio sono posizionati in modo da generare uno scarto positivo. Il valore di scarto a cui collocare la piega manubrio dipende principalmente da due fattori: la lunghezza delle braccia e il grado di comfort che si vuole ottenere. A parità di lunghezza del tronco un ciclista dotato di braccia più lunghe dovrà collocare la piega manubrio più in basso per non essere obbligato a dover mantenere i gomiti in una posizione troppo raccolta. Al contrario un ciclista con braccia corte non dovrà abbassare più di tanto la piega manubrio per non rischiare di incurvare troppo la schiena nel tentativo di raggiungere l’impugnatura.

Quindi attraverso la profondità del collocamento della piega manubrio riusciamo ad equilibrare lunghezze antropometriche diverse degli arti superiori. Prima di alzare o abbassare a piacimento la piega manubrio occorre però sapere che l’escursione verticale della piega manubrio attraverso lo scorrimento dell’attacco manubrio nel cannotto della forcella è accompagnata da una contemporanea escursione orizzontale dovuta all’inclinazione del tubo di sterzo. In questo modo, alzando o abbassando lo stesso attacco manubrio, rispettivamente diminuiremmo o aumenteremmo la distanza sella manubrio. In pratica aumenta o diminuisce l’arretramento dell’attacco manubrio. Provate infatti ad alzare leggermente il manubrio, noterete che la piega si avvicinerà impercettibilmente alla sella seguendo l’inclinazione del tubo di sterzo; abbassandolo si allontanerà. Con alcuni semplici calcoli matematici che vi risparmio, si può quantificare l’escursione orizzontale che chiameremo arretramento attacco manubrio, in 1 cm ogni 4 cm (vedi tabella precedente) di escursione verticale. Ciò significa che per mantenere la stessa proiezione di attacco manubrio nel caso di ricollocazione dell’altezza della piega manubrio, occorre compensare i cm persi o guadagnati con un attacco manubrio più lungo o più corto, altrimenti ci ritroveremmo con una distanza sella-manubrio non consona alle nostre esigenze e alla lunghezza del tronco.

L’altro fattore determinante per individuare lo scarto sella-manubrio ideale è il grado di comfort che si vuole ottenere. Maggiore sarà il grado di comfort più eretta sarà la posizione del busto, viceversa ad una posizione abbassata e orizzontale corrisponderà una comodità minore ma una migliore resa aerodinamica. In questo caso la scelta del ciclista non è ispirata da dettami antropometrici, come nel caso della lunghezza delle braccia, ma dalla sua volontà di optare per una posizione aggressiva (aerodinamica) o difensiva (comfort).

Un buon criterio matematico che aiuti ad individuare lo scarto giusto tenendo conto delle affermazioni fatte sinora, parte dal rapporto armonico che esiste tra svettamento sella e altezza dell’attacco manubrio. Inizialmente quindi suggeriamo di collocare la piega manubrio ad un escursione pari al 55,3% dello svettamento di sella. Per facilitare il calcolo dello svettamento sella vi ricordiamo che questa quota è proporzionale alla misura del cavallo.

Infatti l’altezza di sella è pari all’88.5% del cavallo, la quota del piantone è pari al 65% e di conseguenza lo svettamento sella sarà uguale alla differenza percentuale cioè il 23,5%. Da qui possiamo ottenere l’escursione dell’attacco manubrio direttamente dal cavallo: 23,5%*55,3% = 13%.

Così facendo abbiamo collocato l’attacco manubrio ad un altezza proporzionale alla misura della sella, ma questo non basta perché il collocamento, per rispettare la proporzionalità con gli arti superiori, deve essere fatto in base alla misura delle braccia. Per fare questo il nostro consiglio è quello di rilevare la quota delle braccia (normalmente tra 57 e 70 cm con una media di 63 cm) e abbassare o alzare la piega manubrio di 5 mm per ogni cm di lunghezza del braccio in più o in meno rispetto ai 63 cm che rappresentano la media. In seguito per ottenere una posizione più aerodinamica, oppure se avete una buona mobilità lombo-sacrale o adottate un piantone “verticale” aggiungete 1 cm allo scarto (abbassate la piega manubrio), viceversa toglietene 1 per una posizione più comoda e nel caso abbiate un piantone seduto o difficoltà nel piegarvi in avanti. Mi rendo conto di avervi “travolto” con una miriade di numeri e calcoli geometrici, ma non vi perdete d’animo, abbiamo preparato un esempio pratico e un comodo calcolatore che mette in pratica tutta la teoria finora discussa.

Per maggiore chiarezza, chiudiamo l’argomento dibattuto con una tabella riepilogativa di tutti gli accorgimenti da osservare nel posizionamento del busto.

L’articolo é stato  tratto dal sito:www.cyclesport.it/

La foto é stata tratta dal sito: www.velodramatic.com

(N.B.Pubblico questo materiale non per arrogarmi meriti che non ho ma semplicemente per raccogliere tutte le informazioni che ho trovato utili nel corso dei miei studi e test in un solo posto comodo da consultare. ALEX RISSO)



One Comment

  1. Giuseppe says:

    Ottime spiegazioni sono rimasto molto sddisfatto.Ma vorrei sapere da Voi se ho fatto bene i calcoli poichè in matematica non sono forte.Pertanto vi sarei grato se mi mandereste le misure per un cavallo 79,busto 60, braccia 69 ,in questo modo sarei più sicuro di come regolare la bici GRAZIE

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