Gravel bike, guida all’acquisto

 Articolo tratto da:www.bikeitalia.it a cura  di


Una delle novità più interessanti di questi ultimi anni sono sicuramente le gravel bike, biciclette con un’impronta da corsa pensate però per affrontare strade bianche, sentieri e sterrati, luoghi finora resi accessibili soltanto dalle mtb.

In questo articolo proveremo a entrare più nel dettaglio e vedere quali siano le tecnologie e le caratteristiche da ricercare in una bicicletta del genere, in modo da guidare i lettori interessati all’acquisto.

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Prima di parlare di tecnologie, componenti e allestimento, è bene focalizzarci su quello che una gravel bike dovrà fare, per cercare di capire se può essere la scelta giusta come prossima bicicletta. Alla prima occhiata una gravel può apparire come una bici da corsa pensata per andare fuori strada ma la realtà è diversa.

Questo tipo di bicicletta infatti prevede un assetto più eretto e meno aerodinamico del ciclista, privilegiando la stabilità e il comfort in sella. Obiettivo di una gravel infatti è macinare parecchi chilometri al giorno, alternando tratti di asfalto, strade bianche e trail poco impegnativi.

fonte: ninerbikes.com

Per riuscire a ottenere questo obiettivo i progettisti hanno studiato un telaio con geometrie più rilassate, un carro posteriore più lungo e un cannotto di sella con un angolo più aperto, decisioni che hanno aumentato l’interasse tra le ruote, maggiorando quindi l’impronta a terra e donando stabilità al mezzo. Il grosso problema di pedalare su sterrati e strade bianche infatti è la carenza di stabilità e di grip dovuta al brecciolino e al fondo stradale sconnesso, che creano una sorta di effetto “rimbalzo” che affatica il ciclista e ne peggiora la progressione. Il tubo piantone è meno verticale, scelta che consente al ciclista di stare più eretto in sella ma che ha anche un effetto di smorzamento delle vibrazioni.

Infatti più il tubo piantone è eretto, quindi verticale, più gli impatti con il terreno tendono a scaricarsi direttamente sulla sella e sul bacino del ciclista. I copertoni sono più larghi, con sezioni che variano da 28mm a 36-38mm di norma, con punte di 40mm o addirittura 55mm in alcuni modelli. Il problema dell’alloggiamento di questi copertoni a sezione maggiorata ha obbligato i progettisti ha creare dei foderi posteriori ad hoc, come vedremo nel corso dell’articolo. Riassumendo si può dire dunque che le gravel bike, nonostante una “fisicità” che somigli molto alle bici da corsa, sono pensate per l’endurance, per i lunghi viaggi e per offrire comfort e stabilità, in modo da poter pedalare per molte ore di seguito senza affaticare troppo il fisico.

fonte: bikerumors.com

Se volessimo acquistare una gravel bike, sia attraverso i siti online dei costruttori che rivolgendoci ai negozianti, quali sarebbero le caratteristiche tecniche, i componenti e le tecnologie cui prestare attenzione? Vediamole nel dettaglio:

fonte: salsacycles.com

Telaio: le gravel bike vengono commercializzate soprattutto con telai in alluminio o fibra di carbonio. Nel primo caso troviamo la struttura principale, quindi il quadrilatero anteriore e il carro posteriore, realizzati in alluminio, con forcella in fibra. Nel secondo caso invece si predilige un telaio interamente in composito, focalizzandosi sulla fibra denominata HS, ovvero alta resistenza (“high strenght” in inglese). Questo tipo di composito, ottenuto partendo dalle medesime fibre e resina epossidica, ottiene una caratteristica di elevata resistenza tramite procedimenti termici. Il composito HS resiste alle forze in gioco, ha un’ottima capacità di assorbimento delle vibrazioni e una minore rigidezza generale, soprattutto rispetto alla fibra HM (alto modulo o “high modulus”), che è la principalmente utilizzata nelle bici da corsa. Le geometrie sono rilassate, quindi con tubo piantone più inclinato rispetto al terreno, angolo di sterzo più aperto e un interasse delle ruote più lungo, per prediligere la stabilità. I foderi posteriori devono permettere il montaggio di copertoni maggiorati e l’aggancio della ruota utilizza la tecnologia del perno passante, aumentando così il diametro del perno di fissaggio e quindi l’intera rigidità torsionale del sistema, poiché il problema della distanza tra i foderi posteriori è appunto la flessione durante la fase di pedalata. Infine la scatola del movimento centrale presenta un drop (ovvero la differenza in altezza rispetto all’asse del mozzo ruota) più elevato, per evitare gli impatti nei tratti più sconnessi;

Serie sterzo: la tecnologia più utilizzata sulle biciclette gravel è quella delle serie sterzo integrate, ovvero con piste di scorrimento ricavate direttamente nel cannotto di sterzo, dove vengono alloggiati dei cuscinetti di tipo industriale sigillato. Per aumentare la rigidità e la resistenza agli urti, il cannotto di sterzo è conico, ovvero presenta un diametro di 1-1/8” nella parte superiore e 1-¼” o addirittura 1,5” nella parte inferiore. Questa soluzione permette di aumentare la resistenza alle sollecitazioni poiché la zona di connessione tra cannotto di sterzo e testa della forcella è la più stressata di tutta la bicicletta;

fonte: gearpatrol.com

Passaggio cavi interno: le gravel bike mutuano una soluzione pensata per le mtb, dove i cavi del cambio e dei freni vengono fatti passare all’interno del telaio. Questa tecnologia offre un vantaggio estetico (il telaio risulta “più pulito”) ma allo stesso tempo evita il problema dei cavi che possono essere strappati da rocce o rami e diminuisce l’accumulo di polvere e sporcizia all’interno delle guaine, che inficia la scorrevolezza del cavo;

fonte: roadcyclinguk.com

Freni a disco: le biciclette da gravel nascono con i freni a disco, solitamente con rotori da ø160mm. I freni a disco offrono un’elevata potenza frenante, accompagnata però da una modularità della leva e da performance stabili anche in situazioni di fango e pioggia. Sulle gravel si possono trovare sia freni a disco meccanici che idraulici e qui la scelta dipende dalle esigenze e dalle caratteristiche personali;

Trasmissione: su una gravel troviamo una trasmissione non molto dissimile a quella in dotazione a una bici da corsa, con una doppia davanti e un pacco pignoni da 10 o 11 velocità al posteriore. La differenza la fanno sicuramente il numero di denti, poiché le corone anteriori di una gravel si attestano in media su un 50/39 o 53/39, per consentire una pedalata più fluida e una frequenza più elevata e anche la scanalatura dei pignoni viene di conseguenza, di solito un 11-32. I comandi freno e cambio sono del tipo STI integrato. Alcune case ciclistiche propongono, sui modelli di maggior pregio, trasmissioni elettromeccaniche come lo Shimano Di2, soprattutto del gruppo Ultegra;

Movimento centrale: la maggior parte della case ciclistiche propone gravel bike con movimenti centrali del tipo press-fit (soprattutto BB86, di derivazione mtb). Questa tecnologia ha consentito di eliminare le filettature, di riportare i cuscinetti all’interno del telaio e di maggiorare il diametro della scatola del movimento centrale (le cosiddette “oversize”), aumentando così la rigidezza del sistema;

fonte: dirtragmag.com

Ruote: sempre per una questione di resistenza, nelle gravel troviamo cerchi da 700c a basso profilo. I raggi sono del tipo sfinato o piatto e, rispetto alle bici da corsa, il numero è più elevato (32 contro i 28) e la raggiatura è in seconda, mentre nel mondo su strada troviamo sempre più spesso raggiature radiali all’anteriore, ovvero con i raggi che non s’incrociano;

fonte: bikerumor.com

Coperture: le gravel bike colpiscono immediatamente per la generosità delle sezioni dei copertoni installati. Si passa dai 28mm che troviamo anche sulle bici da corsa fino ai canonici 36-38mm, raggiungendo punte di 44-50mm su alcuni modelli. Una sezione maggiorata offre maggior grip, una stabilità migliore e un elevato assorbimento delle vibrazioni. Infatti numerosi studi condotti dalle case produttrici hanno dimostrato come le vibrazioni del terreno si scaricano in maniera più diretta su copertoni di sezione più piccola, poiché tendono a diventare una sorta di “tirante” indeformabile che trasmette ogni colpo alla ruota, mentre aumentando la sezione migliora la deformabilità e l’ammortizzamento. Riguardo alla tassellatura e al disegno dei copertoni, qui entrano in gioco scelte personali e le esigenze dettate dall’uso che si farà della bici. Si possono montare pneumatici da strada, da commuting oppure coperture con tassellature più decise, come per il ciclocross. Alcune case hanno messo in produzione pneumatici pensati e progettati per un uso gravel, come il Gravel King della Panaracer, lo Speed Ride della Continental o lo Strada Bianca della Challenge. Sia che acquistiate delle coperture dedicate o no, l’importante è controllarne la resistenza alle forature che deve essere molto alta;

Manubrio: il raggiungimento dei comandi integrati deve risultare più facile rispetto a una bici da corsa, poiché il ciclista non deve “sdraiarsi” sull’orizzontale per toccare le leve del freno. I manubri variano leggermente come forma costruttiva, poiché sono maggiormente ergonomici (progettati dopo numerosi studi biomeccanici) e consentono una presa più salta per aumentare la stabilità sui fondi sconnessi;
Sella: anche qui entrano in gioco gusti e scelte soggettive ma di norma una sella per gravel è meno leggera e aerodinamica rispetto a una da corsa e offre un sostegno più importante delle tuberosità ischiatiche, dovuto a un’imbottitura maggiore, sempre per aumentare l’assorbimento delle vibrazioni;
Pedali: di norma si utilizzano gli SPD, come nel mondo mtb;

mprnews.org

Molti lettori immagino si saranno posti la domanda: ma che differenza c’è tra una bici da corsa e una gravel, a parte la maggior sezione dei copertoni? In realtà, per chi fosse dubbioso sull’acquisto di una o dell’altra categoria, partiamo dicendo che lo scopo per cui sono progettate le due biciclette è completamente diverso. Se nelle gravel si predilige la stabilità e il comfort per lunghe pedalate su sconnesso, le bici da corsa sono ciò di più reattivo e pensato per andare veloce mai progettato. Il movimento centrale è più basso, il carro posteriore è più corto, gli angoli del piantone e del cannotto di sterzo sono più accentuati e la luce per l’installazione degli pneumatici di solito non supera i 28mm. Inoltre i telai in fibra di carbonio hanno un modulo elevato, per migliorare la rigidezza e diminuire la deformazione. Infatti quando noi imprimiamo la forza sul pedale, questa si trasmette al telaio ancor prima di raggiungere la ruota. Dato che un momento meccanico è la risultante della forza impressa moltiplicata per la lunghezza, va da sé che usando foderi più corti se ne ridurrà la flessione e quindi la quantità di forza assorbita dal telaio. Un telaio più rigido si deforma meno e quindi diffonde meglio l’energia ma allo stesso tempo è meno flessibile, ovvero trasmette senza assorbirle tutte le vibrazioni del terreno. Per questo usare una bici da corsa su un fondo che non sia asfalto risulta molto scomodo e stancante, oltre alla poca stabilità data da un telaio così compatto e da copertoni più stretti. Inoltre la posizione di guida è molto aerodinamica e aggressiva ed è faticoso mantenerla a lungo.
Per comprendere meglio le differenze abbiamo stilato una tabella, confrontando le misure del telaio di una bici da corsa e di una gravel bike taglia 53 (misure in millimetri):

 

Salsa Colossal (corsa) Salsa Wardbird (gravel)
Interasse ruote 986.8 1014
Lunghezza tubo orizzontale 535 535
Inclinazione piantone 74° 73.5°
Lunghezza carro posteriore 415 430
Drop movimento centrale 70 70

audaxroma.it

Alcuni lettori ci hanno scritto chiedendoci se le gravel bike non fossero delle bici da ciclocross spacciate con un nome più “figo”. In realtà anche in questo caso le differenze sono notevoli. Le bici da ciclocross sono pensate per essere usate per un breve lasso di tempo (le 2-3 ore di una gara), al massimo della potenza, poiché durante una gara di ciclocross il ciclista lavora perennemente fuori soglia, ovvero oltre la propria soglia aerobica e quindi producendo una notevole quantità di acido lattico ed esaurendo le energie in breve tempo. Le bici da ciclocross sono reattive, nervose e molto compatte, praticamente delle bici da strada portate in mezzo al fango. Infatti l’aspetto più rilassato e confortevole di una bici da gravel la rende allo stesso tempo più “pigra” nei tratti tecnici, come una veloce discesa tra roccette o radici, dove una bici da ciclocross si dimostrebbe più reattiva. Anche qui vale il discorso fatto prima, ovvero una bici da ciclocross presuppone una guida più aggressiva e stancante, poco adatta alle lunghe percorrenze. Mettiamo a confronto la stessa bici gravel di prima con la bicicletta da ciclocross più vincente degli ultimi anni, la Colnago Prestige:

 

Colnago Prestige (ciclocross) Salsa Wardbird (gravel)
Interasse ruote 1012 1014
Lunghezza tubo orizzontale 527 535
Inclinazione piantone 75,5° 73.5°
Lunghezza carro posteriore 420 430
Drop movimento centrale nn 70

fonte: gearjunkie.com

Bene, abbiamo capito cos’è una gravel bike, quali caratteristiche ricercare e in cosa si differenzia rispetto a una bici da strada e una da ciclocross. Ora trasportiamo il tutto nel mondo reale e cerchiamo di rispondere alla domanda: perché dovrei comprare una gravel bike? A quali categorie di ciclisti può interessare? Vediamo di rispondere:

Granfondisti: le gravel bike sono biciclette pensate per l’endurance, per stare in sella parecchie ore senza mai staccare e possono rivelarsi delle buone bici da granfondo, grazie anche alla loro versatilità e alla presenza dei freni a disco;
Cicloviaggiatori e randonneures: per i cicloturisti che amano viaggiando in modalità leggera, quindi parecchi chilometri al giorno a velocità sostenuta, con un’impostazione bikepacking e che vogliono una bici affidabile, comoda e che sappia affrontare qualunque tipo di terreno e garantire stabilità e frenata anche in condizioni di pioggia o polvere, la gravel si attesta come una soluzione tout-court;
Commuter: le strade delle nostre città sono sempre più un colabrodo, con buche, pavé, sampietrini, che possono mettere a dura prova le biciclette. Una gravel bike può essere una buona soluzione per un bike to work su lunghe percorrenze e a velocità di pedalata considerevoli. Cambiando il tipo di coperture, montandone una coppia da strada o da commuting, e installando dei parafanghi (la luce a disposizione sul telaio lo permette) si può trasformare una gravel bike in un’ottima bicicletta per il bike to work;
Ciclisti su strada: le gravel bike stanno ottenendo sempre più consensi come biciclette per l’allenamento invernale, dove pioggia, brecciolino, umidità e freddo mettono a dura prova la tenuta di strada delle bici da corsa.

fonte: texasbikeracing.com

Le gravel bike si stanno attestando come una tra le più innovative tecnologie del mondo del ciclismo, con l’idea di libertà e di bicicletta “all-terrain” che portano con sé. Prima di considerarle come il classico esperimento di marketing pensato per vendere più biciclette, permettetemi una considerazione. Tutte le innovazioni tecnologiche di solito vengono pensate e progettate per l’agonismo, fornite ai corridori professionisti e testate in gara. Una volta ottenuto un feedback, la tecnologia viene migliorata e progressivamente resa disponibile “a pioggia” alle altre categorie di ciclisti. Nel caso delle gravel bike invece si tratta al contrario di una bicicletta nata dal basso, per affrontare il problema delle “B-road” non asfaltate. Le prime bici da gravel infatti venivano realizzate nelle officine dei telaisti, che adattavano telai da corsa per renderli più stabili e confortevoli. Quindi il marketing in sostanza non c’entra, quanto il fatto di creare una bici che potesse affrontare un determinato tipo di tracciato. C’è stata un’altra tipologia di bici che è nata in questo modo, a opera di ragazzi che volevano buttarsi giù a rotta di collo da una discesa sterrata: si chiama mountain bike e ora sembra impossibile pensare al ciclismo senza di essa. Sarà così anche per le gravel?

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