COME FUNZIONANO I MUSCOLI

Il muscolo striato è costituito da una lunga serie di filamenti chiamati fibre muscolari. Ciascuna fibra è a sua volta formata da altri filamenti più sottili detti miofibrille, che sono composte da dischi di due proteine: l’actina e la miosina. Alle estremità del fascio muscolare sono presenti i tendini che uniscono il muscolo alle ossa.     COME FUNZIONA UN MUSCOLO Quando decidiamo di compiere un movimento inviamo, attraverso il sistema nervoso, un impulso elettrico di muscolo. Tale impulso parte dal cervello e provoca lo scorrimento dei filamenti di actina e miosina. A causa di questa azione i filamenti si accorciano determinando la contrazione di tutto il fascio muscolare che fa muovere le ossa.   FONTI ENERGETICHE I muscoli per contrarsi oltre allo stimolo nervoso necessitano di energia. Tale energia è data da un composto del fosforo, l’adenosintrisfofato, la cui sigla è A.T.P., che è presente nel muscolo in piccole quantità e che si esaurisce in pochi secondi di lavoro intenso. L’A.T.P. “usa 646d38g to” diventa A.D.P. (adenosindisfosfato) e per produrre energia deve essere rigenerato. La ricostituzione dell’A.T.P. avviene attraverso questi meccanismi: Meccanismo anaerobico alattacido: utilizzo degli accumulatori di energia. Il principale accumulatore è la fosfocreatina C.P. che sciogliendosi fornisce all’A.D.P. il gruppo fosforico (p) per riformare A.T.P. Questo meccanismo avviene con un lavoro di breve durata sino a 10-15 secondi. Meccanismo aerobico: con l’utilizzo dell’ossigeno. Questo meccanismo è in grado di demolire gli zuccheri e gli acidi grassi producendo energia e avanzando come scarti anidride carbonica ed acqua (facilmente eliminabili con la respirazione e la sudorazione). Questo meccanismo permette un lavoro molto a lungo nel tempo, ma a condizione che lo sforzo richiesto sia di moderata intensità.     I TRAUMI DEI MUSCOLI L’eccessiva presenza di acido lattico nel muscolo può determinare una contrattura; in questo caso una o più fibre rimangono bloccate apparendo al tatto indurite. La contrattura ha durata limitata anche se spesso determina un dolore acuto; sono necessari riposo e massaggi per favorire l’influsso del sangue. Le fibre muscolari possono lacerarsi; in questo caso possiamo avere, in rapporto a l’entità del danno, uno stiramento o uno strappo. Per una buona guarigione sono necessari impacchi freddi, immobilizzazione e riposo. EFFETTI A BREVE TERMINE DELL’ESERCIZIO FISICO Quando si inizia un esercizio fisico, i muscoli impegnati nello sforzo aumentano notevolmente la loro attività. In conseguenza di ciò, essi hanno bisogno di un apporto continuo di sangue molto maggiore che in condizioni di riposo. Questo flusso del sangue  lo scopo: –         Di portare più ossigeno ai muscoli sotto sforzo; –         Di fornire agli stessi muscoli le sostanze energetiche; –         Di rimuovere nei muscoli i prodotti di scarto (anidride carbonica e acido lattico); –         Di favorire la dispersione del calore prodotto in eccesso a livello muscolare.   L’aumento di flusso sanguigno verso i muscoli in attività si realizza attraverso vari meccanismi.   A livello del cuore aumentano tanto la frequenza quanto la gittata sistolica. La frequenza cardiaca (FC) cresce in modo proporzionale allo sforzo fino a raggiungere un valore limite (frequenza cardiaca massima) che è approssimativamente pari a 220 meno l’età del soggetto (in anni). Se tu hai 12 anni, la tua frequenza cardiaca massima sarà pertanto: FC massima =  220–12=208 battiti/minuto.   La gittata sistolica (GS), durante lo sforzo fisico, aumenta da 70-80 ml fino a 110-120 ml. L’aumento contemporaneo della FC e della GS fa si che il volume di sangue pompato dal cuore in un minuto cresce sotto sforzo di 4-5 volte, rispetto ai valori di riposo (da 4-5 l/min fino a 20-20 l/min).   Il cuore durante un esercizio fisico compie un lavoro molto intenso; anche la muscolatura del cuore, pertanto, riceve un maggior flusso di sangue. Il flusso totale di sangue viene nello sforzo (muscoli in attività, cuore);...

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L’IMPORTANZA DEL FUORISOGLIA

Chi vuole arrivare prima degli altri deve andare forte. Anzi, fortissimo. Ma per pedalare con il vigore necessario a raggiungere l’obiettivo, l’organismo, molto spesso, deve riuscire a produrre sforzi che portano la frequenza cardiaca oltre il valore di soglia. È molto faticoso e nel farlo ci vuole determinazione. Eppure, se si vuole arrivare davanti, il fuorisoglia è necessario.    Se da un lato è importante sviluppare delle doti in grado di innalzare la soglia anaerobica, cosa che, del resto, abbiamo visto durante tutti i mesi precedenti, è anche vero, dall’altro lato, che, soprattutto in alcuni tipi di ciclismo, riuscire a pedalare fuorisoglia fa la differenza tra un corridore vincente e uno che è destinato a vedere sempre le ruote degli avversari davanti a sé. È una delle dure leggi del ciclismo e, sotto certi aspetti, è anche un po’ crudele. Ma è la realtà! E se è vero che ognuno di noi è legato indissolubilmente alle capacità che Madre Natura gli ha donato, vale a dire la “cilindrata del motore”, possiamo star sicuri che tale qualità, così come quella della capacità di lavorare in fuorisoglia, può essere allenata e sfruttata anche al cento per cento delle proprie possibilità.   Ma cos’È il fuorisoglia?  Chiariamo subito che per fuorisoglia, generalmente, e sicuramente in questo articolo, intendiamo il valore di pulsazioni al minuto che supera il battito relativo a quello della soglia anaerobica. Il processo, seppure spiegato spesso in altri momenti e parti della nostra rivista, è degno di essere compreso nel migliore dei modi. La soglia anaerobica, dunque, è quel valore delle pulsazioni che rappresenta uno spartiacque molto importante. Al di sotto di tale valore, la pedalata avviene a un’intensità che permette all’organismo di svolgere il lavoro riuscendo a utilizzare l’ossigeno assunto con la normale respirazione. Quando si produce uno sforzo più intenso, invece, l’ossigeno non basta più. Quando ciò succede, cioè quando si va in debito di ossigeno, i muscoli producono una sostanza, l’acido lattico, che si accumula nei muscoli provocando dolore, che cresce proprio in base a quanto acido lattico si accumula, fino a impedire di proseguire oppure fino a determinare un indispensabile abbassamento del-l’intensità dell’esercizio.   Si deve allenare Il valore di soglia anaerobica, dunque, è variabile, ma, soprattutto, è allenabile. E anche se le oscillazioni di tale valore non possono raggiungere dei “range” elevatissimi, bisogna convincersi che c’è un’enorme differenza tra chi ha un valore di soglia molto basso e chi, invece, lo ha molto alto. A questo punto,però, bisogna fare un inciso: il valore di soglia non è l’unico parametro per valutare la capacità di un atleta e questo concetto lo spiegheremo più avanti. Per ora, invece, occupiamoci del valore di soglia. Come detto prima, il valore di soglia è allenabile, e molti degli esercizi che vengono svolti in bicicletta (o che dovrebbero essere svolti…!) tendono proprio a modificare tale valore, spostandolo il più possibile verso l’alto. Infatti, un valore di soglia più alto permette di pedalare, nella grande maggioranza delle situazioni di corsa, al di sotto di tale soglia e, quindi, in definitiva, di iniziare ad accumulare l’acido lattico nei muscoli più tardi degli altri. L’esempio più pratico è quello che vede due corridori con soglia l’uno di 165 e l’altro di 175 battiti, e che per pedalare a una velocità di riferimento devono spingere il proprio cuore fino a pulsare per 170 battiti al minuto. In questo caso, ovviamente, il primo si trova a dover pedalare in condizioni di fuorisoglia, mentre l’altro, viceversa, ancora al di sotto di tale valore. Il primo ciclista, dunque, accumulerà l’acido lattico fino a che non potrà più...

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ANDARE IN FUORI SOGLIA

Se si pratica il ciclismo a livello agonistico una delle regole fondamentali è quella di arrivare prima degli altri, ma per fare questo bisogna andare fortissimo. La competizione spesso costringe l’organismo a sopportare sforzi sovrumani e che portano la frequenza cardiaca a livelli vertiginosi. La chiave di tutto questo ragionamento e che se si vuole essere più forti degli altri si deve essere in grado di andare oltre la soglia e saperci rimanere per un po’. Il lavoro che si deve compiere in tal senso durante gli allenamenti è duplice. Da un lato è importante sviluppare delle doti in grado di innalzare la soglia anaerobica e dall’altro è anche importante riuscire a pedalare fuori soglia. Questi due aspetti spesso fanno la differenza tra un corridore mediocre ed uno vincente. Il capacità del fuori soglia spesso viene vista come un beneficio di madre natura attribuita a pochi eletti, ma in realtà è un aspetto che si può allenare. Cosa si intende per fuorisoglia? La soglia anaerobica rappresenta il confine fra due regioni di funzionamento molto differenti del nostro organismo. Al di sotto di tale valore il corpo è in grado di svolgere lo sforzo al quale è sottoposto riuscendo a utilizzare l’ossigeno che si assume mediante la respirazione. Al di sopra di tale valore l’ossigeno presente nel sangue non basta più e di conseguenza i muscoli iniziano a produrre una sostanza chiamata acido lattico. Quando questo avviene si iniziano ad avvertire dei dolori che prima o poi ci impediranno di proseguire. Quanto appena detto quindi ci fa capire perché è importante allenare il fuori soglia. Più la soglia sarà elevata e meno si rischia di superarla durante una competizione. In altre parole se due corridori hanno soglie di 170 e 180 battiti al minuto, allora se entrambi lavorano a 175 battiti, sarà il secondo a vincere. Quanto appena detto non è del tutto vero!! In realtà si deve considerare anche la differenza di potenza, infatti due corridori che hanno la medesima soglia cardiaca, non necessariamente hanno prestazioni simili. Spesso i grandi atleti si distinguono anche per la potenza che sono in grado di erogare. Ad esempio se consideriamo due atleti con soglie cardiache simili e stesso peso, allora, a parità di frequenza cardiaca, sarà vincente quello che riesce ad erogare più potenza. Un buon allenamento dunque richiede che la potenza erogabile e la soglia cardiaca crescano di pari passo. Se il problema è l’ossigeno allora c’entrano anche i polmoni E’ evidente che il problema dell’ossigeno si può risolvere soltanto immettendone di più e questo sappiamo che dipende dalle capacità polmonari che si misurano in litri. dunque più sono grandi i nostri polmoni e più abbiamo la speranza di poter andare forti, ma non finisce qua. Il vettore dell’ossigeno nel nostro sangue sono i globuli rossi e la loro capacità di trasportarlo è strettamente legata al ferro che è presente, dunque un atleta con carenze di ferro non può essere vincente. La giornata no (come spesso la si chiama) dunque non è legata soltanto a fattori psicologici, ma spesso dipende anche da alcune carenze nel nostro sangue e che devono essere opportunamente integrate con una sana alimentazione. La capacità polmonare spesso è un fattore legato più alla natura del corridore che non all’allenamento (anche se si può migliorare in tal senso), ma questo non deve scoraggiare chi non possiede queste conformazioni fisiche, infatti sono presenti degli studi che sembrano dimostrare la capacità, da parte del nostro organismo, di sfruttare meglio le risorse nel caso di deficit legate appunto alle capacità polmonari. Quando si vince? La vittoria non è legata soltanto a...

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