Tattica e dinamica nel ciclismo su strada

Stabilito che quest’anno ho deciso di cimentarmi in qualche gara ciclistica ho sentito l’esigenza di documentarmi un po su come affrontare una gara ciclistica. Come al solito gironzolando su internet ho trovato quest’articolo che ho trovato sufficientemente esauriente ed interessante … Articolo a cura di: Dott. Zani Zeno medico dello sport 329 211 31 37 “Ogni sport ha le sue leggi e dogmi non scritti ai quali tutti si attengono perché plasmati dall’esperienza e tradizione. Il ciclismo, sport classico, nonostante le nuove tecniche di allenamento, mantiene intatti i dinamismi e le tattiche di gara consolidate nel tempo. Il sistema funziona, malgrado i problemi connessi (vedi seguito), fino a quando un atleta dimostra e conferma le proprie performance vincendo consecutivamente sei giri di Francia,(1999- 2004) applicando un nuovo modo di pedalare, che scardina completamente i dogmi precedenti.   A questo punto, è lecito domandarsi se L. Armstrong attua una tecnica del tutto personale, che si adatta alla proprie capacità, oppure la sua tattica è ripetibile da altri ed ha un’effettiva valenza sul rendimento atletico di qualsiasi ciclista. Inoltre, questa tecnica è facilmente applicabile a tutti, o necessita di lunghi adattamenti fattibili solo da atleti di alto livello e determinazione?. Chi scrive (medico sportivo ciclista) ha accumulato in questi ultimi anni una notevole esperienza tecnica grazie all’uso di un sistema propulsivo di nuova concezione che, variando i suoi raggi di curvatura, aumenta la velocità di rotazione (specialmente in salita) confermando la considerevole efficacia dell’agilizzazione in salita.Inoltre è stata definita una nuova caratteristica della pedalata(fasicità)che grazie al aumento del freno inerziale può essere migliorata.   Termini di paragone Nei vari ambienti sportivi gli atleti sono abituati ad esprimere e confrontare le loro prestazioni con parametri specifici per ogni settore. I podisti, ad esempio, comparano le proprie prestazioni esprimendo la loro velocità costante in minuti a km. Es. 4 min/km = 15 km/h. I ciclisti paragonano le proprie performance citando il loro piazzamento in classifica generale o di categoria. Riguardo alla salita, punto critico, essi menzionano il rapporto al cambio utilizzato su una certa ascesa, considerando maggiormente performanti chi utilizza il rapporto più lungo. Questi due parametri (classifica, rapporti) sono oltremodo inesatti ad esprimere e paragonare le proprie capacità. Il primo, perché dipende dal numero dei partecipanti e dalle condizioni atmosferiche nelle varie edizioni. Il secondo non esprime la velocità media reale in salita, ma solo la capacità muscolare ad avanzare a bassa frequenza di pedalata. Purtroppo questo termine di paragone è talmente radicato nella mentalità dei ciclisti, che perfino i programmi delle varie granfondo consigliano i rapporti massimi da utilizzare (39×26), declassando a  cicloturisti chiunque usi ad esempio, la terza corona anteriore. LA PERCEZIONE SOGGETTIVA DELLA VELOCITA’ Lo spostamento nello spazio è misurabile tramite appositi strumenti(contachilometri)e “sentita”dagli sportivi tramite la vista i sensori di accelerazione e di contrazione muscolare.Podisti canottieri pattinatori e fondisti valutano empiricamente la propria velocità in rapporto alla frequenza del gesto(falcata remata).I ciclisti nonostante siano tutti equipaggiati di  rilevatori della velocità percepiscono il proprio spostamento in funzione del livello di lavoro muscolare e abbinano la migliore performance(nella attività isolata e in salita)alla contrazione forte e continua dei muscoli estensori della coscia e allo stiramento del polpaccio.In realtà una pedalata a bassa frequenza porta in poco tempo ad una riduzione lenta della velocità dovuta all’affaticamento delle fibre muscolari.Al contrario l’elevata frequenza e l’accelerazione riducendo i tempi di contrazione danno l’impressione di una perdita di velocità mentre il contachilometri rileva una avanzamento costante, o aumentato.Questo abbinamento soggettivo tra sforzo muscolare e performance(velocità)è un fattore che convalida ulteriormente la filosofia dei rapporti relativamente lunghi specie in salita.   Dinamica e tattica di gruppo...

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COME AFFRONTARE UNA SALITA

CONSIGLI TECNICI La salita rappresenta per ogni ciclista un banco di sfida, prima di tutto con sé stessi e con le proprie capacità e, successivamente, anche con gli altri. Per affrontare al meglio le fatiche e le difficoltà peculiari e tipiche della salita tratterò ed elencherò schematicamente in questo articolo alcuni semplici consigli. Prima di tutto bisogna cercare, nel limite delle pendenze che si vanno ad affrontare, di rimanere quanto più possibile seduti per ridurre il consumo d’ossigeno. Polsi e schiena in questa posizione devono rimanere rilassati, così come il tratto addominale per favorire la respirazione diaframmatica. Inoltre l’utilizzo del diaframma nella respirazione sotto sforzo induce una stabilizzazione del tratto lombare nel procedere seduti sulla propria bicicletta. Le mani devono posizionarsi sulle manopole delle leve dei freni o sul tratto dritto del manubrio per favorire un maggior controllo, facilitare la respirazione e diminuire la tensione di tutti i muscoli della schiena. Inevitabilmente tutti tendiamo ad irrigidirci all’aumentare dello sforzo e della fatica. Per ridurre e prevenire questo fenomeno è necessario focalizzarsi su tre punti chiave basilari: – non serrare la mandibola andando ad irrigidire tutta la muscolatura cranio-facciale – non irrigidire la muscolatura delle spalle con posture rigide a livello di scapola e clavicola – cercare di ridurre al minimo la tensione delle dita e delle mani sul manubrio Bisogna inoltre focalizzarsi nel sincronizzare le fasi di inspirazione ed espirazione con il ritmo di pedalata cercando soprattutto di respirare con il diaframma (stomaco in fuori mentre si inspira). Ciò richiede pratica sia durante l’allenamento che nelle normali attività quotidiane, ma ridurre tensione a livello toracico vuol dire diminuire ed allontanare la tensione da ben una ventina di muscoli implicati nella postura del tratto toracico e nella respirazione. Minor tensione significa minor dispendio energetico e maggior afflusso di ossigeno ai muscoli necessari al movimento. Durante una salita è però importante anche cambiare posizione, non solo alzandosi sui pedali. Arretrando sulla sella utilizziamo maggiormente muscoli che ci permettono di spingere un rapporto più impegnativo, favorendo la spinta attuata dalla muscolatura dei glutei e della gamba. Se avanziamo sulla sella andiamo invece ad utilizzare maggiormente quadricipiti e muscolatura della coscia. È importante quindi cambiare anche queste posture durante il tempo in cui andiamo ad affrontare una salita, specialmente se di lunga distanza. Anche la schiena ha un valore importante: se procediamo con un angolo inferiore ai 45° rispetto alla parallela al suolo andremo a coinvolgere maggiormente i muscoli posteriori della coscia ed i glutei. Un angolo superiore ai 45° andrà invece ad attivare maggiormente la muscolatura lombare. Molti danno importanza e sopravvalutano la ritmicità delle spalle. Anche i migliori scalatori affrontano le salite “muovendo” le spalle per creare sincronia con l’azione degli arti inferiori. Questi movimenti non devono essere limitati volontariamente con una postura rigida del tronco; anche se queste oscillazioni sono presenti (ed è normale che sia così) dobbiamo prestare attenzione al fatto che non debbano indurre ulteriori tensioni che andrebbero a sommarsi a quelle di altri gruppi muscolari direttamente coinvolti nella pedalata (muscoli degli arti inferiori, glutei, muscolatura lombare). Vale sempre il concetto che ogni tensione superflua è un dispendio energetico inutile. Procedere alzandosi sui pedali è una tecnica per sviluppare maggior potenza di pedalata ed utilizzare altri distretti muscolari. Tendenzialmente più si è leggeri e più si tende a rilanciare l’andatura con questa tecnica, ma nella media il 10-25% del tempo di percorrenza in salita avviene alzandosi di sella. Alzarsi sui pedali è necessario per rispondere ad un attacco, quando le pendenze tendono ad aumentare e/o quando diminuisce la velocità a parità di pendenza che si sta affrontando. In...

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THE SADABIKE

  L’idea di una bicicletta pieghevole ha impegnato numerosi studi, incentrati sulla riduzione dei pesi e degli ingombri che hanno portato, però, a realizzare biciclette con dimensioni eccessivamente piccole. Esse dispongono di telaio e ruote di dimensioni ridotte, a discapito della stabilità, per privilegiare la compattezza e la portabilità durante il trasporto. Le minime dimensioni del telaio, infatti, penalizzano la posizione del ciclista durante la guida e le ridotte dimensioni delle ruote risentono molto delle variazioni del terreno. D’altro canto, le biciclette tradizionali, evitano questi problemi, ma il telaio rigido le rende poco flessibili durante il trasporto nei mezzi pubblici.       L’obiettivo di questo progetto è quello di avere un ciclo con dimensioni standard ( cerchi da 26” ) ed al contempo avere un ridottissimo ingombro in fase di trasporto. Le ruote prive di raggi, il minimo ingombro in chiusura, il sistema di piegatura con un solo movimento, il packaging utilizzabile anche come zaino contenitore, sono le innovazioni di questo elaborato. Il punto di partenza di questa ricerca è rappresentato dallo studio dello stato dell’arte che parte da una panoramica sulla mobilità individuale urbana, per giungere, poi, alla bicicletta pieghevole. Si è adottato un sistema di ancoraggio delle ruote composto da piccole rotelle supportate dal telaio e da specifici dispositivi di serraggio rapido. Esse permettono di piegare la bicicletta in modo semplice e veloce, così da renderla trasportabile come bagaglio in un comune mezzo di trasporto. Sono state investigate le caratteristiche dei componenti sia del telaio che del cerchi ruota, ed è stato analizzato il comportamento delle stesse durante l’applicazione dei carichi (analisi di interferenze e FEM). In conclusione il progetto può aprire la strada ad un nuovo sistema di mobilità fuori dai classici schemi, ampiamente fruibile e facilmente trasportabile. Lo stile personale e l’estrema versatilità di utilizzo danno dinamicità alla tradizionale bicicletta, oggettosempre più richiesto in un’ era ecosostenibile.   Foto e testo tratti dal sito: http://www.sadabike.it...

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